Simone Fazio

Scritti

Tono Metallico Standard

Valeria Pardini

Intervista di Valeria Pardini

pubblicata sul suo blog http://tono-metallico-standard.blogspot.it

Ho conosciuto Simone e la sua arte qualche anno fa mentre si teneva in una galleria di Pietrasanta una sua personale. Ci siamo messi a chiaccherare ed è nata un’amicizia che continua ancora adesso. Ammiro la sua dedizione alla professione d’artista. Serio e consapevole delle gioie e dei dolori che questo mondo offre. Dovevo intervistarlo per una rivista con cui collaboravo e ci siamo incontrati un giorno piovoso a Firenze, a metà strada tra la sua Modena e la mia Pietrasanta. Durante tutta la giornata abbiamo parlato di tutto, scandagliando ogni problematica contemporanea, criticando e ridendo sulle disavventure che un giovane artista, spesso deve affrontare.

L’intervista di allora non fu mai pubblicata, ci siamo rivisti pochi giorni fa e non ho perso l’occasione per intervistarlo nuovamente.

Il nero sembra essere per Simone Fazio una costante del suo lavoro, emblematica in questo senso è la serie “ Nel Buio” del 2007, dove indaga in maniera approfondita sull’oscurità.

I suoi studi universitari in Disegno Anatomico e Chirurgico presso la facoltà di Medicina e Chirurgia di Bologna accentuano l’analisi minuziosa e scientifica de corpo umano.

I suoi corpi galleggiano nell’assenza di luce, sono sospesi, fissati nel buio appunto.

«Quelle due bestie depravate erano il frutto di una immaginazione depravata, di uno spirito perverso che nessuna teoria sociale è in grado di spiegare. Il Male di cui sto parlando è qualcosa che ciascuno di noi si porta dentro»

Così scriveva Ian McEwan, nel suo romanzo Cani Neri. ma come si spiega il male? Il dolore che ognuno di noi porta dentro? Non si può spiegare universalmente, ognuno di noi trova uno strategemma per renderlo manifesto, in molti lo nascondono per sempre, per altri esplode all’improvviso.

Simone ha trovato un personale linguaggio pittorico dove il buio, l’oscurità, l’assenza della luce diventano il tramite per esprimere le nostre paure, la nostra irrequietezza, i nostri segreti. Il lato oscuro di ognuno di noi. Oltre ai corpi, si concentra sul cuore, nella serie Heartless Simone si trasforma in chirurgo e ci mostra cuori anatomicamente perfetti, a cui accosta elementi emblematici, il fuoco, le sirighe, fiori e muffe. Il cuore è per antomasia il luogo dei sentimenti irrazionali, la sede classica delle emozioni e dei dolori, così i suoi cuori martoriati diventano degli ex voto contemporanei, ma non c’è intenzione orrorifica o macabra ma semmai una compassione, nel suo senso più vero, una partecipazione un coinvolgimento poichè ognuno di noi può riconoscere una propria sofferenza.

V: Non ti piace parlare di te vero?

S: No, non mi apro facilmente.

V: Ok, cercherò di parlare solo dei tuoi lavori, ma sai benissimo che è una bugia. Partiamo da una tua caratteristica: il bianco e nero. Perché?

S: Perché per un certo periodo il colore era per me un elemento di disturbo.

V: I tuoi cuori in bianco e nero..il mio “fottuto” cuore nero…

S: In quell’opera c’è solo l’intenzione di fare emergere tutte le sensazioni negative e di rifiuto che troppo spesso tendiamo a sopprimere e ad affogare dentro noi stessi.

Il bianco e nero mi ha aiutato a rendere più intima questa dissolvenza dei corpi nell’oscurità liquida.

V: Sei o sei stato un dark?

S: No, ho solo adottato il nero nell’abbigliamento per comodità. Nel mio passato c’è stato il punk, centri sociali, molta musica industriale, ma non mi considero un dark. La mia generazione ha subito il grunge, qualunque cosa questo abbia significato.

V: Hai avuto dei maestri?

S: No, ho avuto solo influenze. Non credo che un artista possa davvero insegnare qualcosa: credo che possa affascinare, confrontare, spiegare, ma insegnare no.

V: Quanto è importante la comunicazione?

S: É un paradosso ma la comunicazione manca nell’era della comunicazione. E’ così. Nell’arte poi questo è ancora più amplificato. Gli artisti non vengono ascoltati, sono spesso fraintesi, nel bene e nel male. Un critico interpreta in modo errato il tuo lavoro, l’intero tuo lavoro, e sei fregato.

V: E la ricchezza?

S: La ricchezza per molti è un traguardo. Per me è solo un’utopia: il denaro è un ladro che s’impossessa della tua esistenza e ti soffoca nel desiderio.

V: Torniamo a cose serie: oltre a dipingere fai anche un lavoro molto impegnativo, come fai a far coincidere le due cose?

S: Sono un educatore, lavoro nella scuola con adolescenti con serie problematiche e vite molto difficili. Mi alzo alle 7 e vado a lavoro, tutti i giorni, quando rientro dipingo, non lo so come faccio è un’azione quotidiana ed un processo mentale. Io sono questo.

V: Quando crei?

S: Di pomeriggio, fino a sera… alle volte anche fino a tardi!

V: Parliamo di musica, visto che tu suoni la batteria in un gruppo, musica ed arte, altro bel binomio, altre passioni?

S: Cinema, fumetto, vino… e nelle passioni ci infilo dentro anche la frustrazione: la scintilla che mi porta sempre a reagire e a volere combinare “altro” per andare avanti!

V: Come vivi da artista in Italia?

S: Male, come tanti. La gente vuole stare bene (economicamente) e basta. Gli altri possono tutti morire. La crisi non è economica, la crisi è dell’anima!

Spesso l’arte è solo un’equazione finanziaria: è vincente colui che vende e fa “cassa”, colui che imbonisce critica e pubblico… tutto questo è incalzato da un certo modo che ha “il potere” di vedere la materia artistica, ma tutto questo con l’Arte non ha niente a che vedere! Ci sono decine e decine di artisti assolutamente non considerati dal “mondo che conta” che hanno molto più da dire rispetto alla proposta delle riviste specializzate.

V: Beh stavo per chiederti la situazione italiana dell’arte, ma penso che tu mi abbia già ampiamente risposto, vuoi aggiungere qualcosa?

S: Mi sembra di aver detto quello che penso, per un giovane artista è difficile, poca importa se sei bravo oppure no, tutto è in mano ad un’elitè distratta e snob, che fa cerchio intorno alle proprie decisioni ed è refrattaria al nuovo. Non produce cultura, ma solo interessi finanziari.

V: Simone sei veramente incazzato lo sai?

S: La mia rabbia è costruttiva, sono cerebralmente pessimista e nervosamente ottimista (usando parole non mie).

V: Mi dici almeno gli artisti che hanno influenzato il tuo percorso?

S: Caravaggio, Bacon, Richter… i primi che mi vengono in mente.

V: Il futuro?

S: Spero di continuare a dipingere e a fare mostre.

V: La soddisfazione più grossa?

S: Il massimo per un artista è finire sul libro delle elementari, essere letti dai bambini.

Dicembre 2012