Simone Fazio

Scritti

2 Novembre 2021

Massimo Pamio

SENZA TITOLO (Dittico): 100x150cm Cad, 150x200cm circa Allestita, Olio su Tela, 2021

Si tratta di un Teatro del sogno. Il sipario si sta sfilacciando, perché non riesce a contenere il buio.

Nel buio il sogno si delinea, lascia tracce del proprio passaggio.

Il dialogo è sulla Morte.

A dialogare sono le Mani.

La prima mano espone, la seconda indica, la terza sorregge.

Tra l’idea della morte e la risoluzione della questione attraverso l’uso della conoscenza (che però non contiene soluzioni, ma solo domande senza risposta) non resta che cercare di sorreggere il peso della domanda, dietro cui i nasconde il Sorriso Beffardo di Ciò che irride, nascosto. Si sentono le mascelle sbattere, forse è uno scherzo carnevalesco, un piccolo elemento del grand guignol.

La seconda mano suggerisce una linea da seguire, vede ciò che la mano non può vedere: sente

l’invisibile che è la vera protagonista della scena.

L’invisibile è quel che non appare: la mano dell’artista, che consuma con l’immagine la stessa sostanza del buio.

Il sipario si chiude. L’opera è completa, l’artista si ritrae, anzi si nasconde e tradisce l’inganno ai danni dell’osservatore. L’osservatore ha partecipato all’ostentazione dell’invisibile, alla manovra delle mani di scardinare la visione media e borghese della morte.

La morte è un’apparizione costante, non può essere rimossa.

Uccidere la morte è uno dei fenomeni più eclatanti della nostra società.

Essere o non essere, questo è il di-lemma, il doppio lemma entro cui l’artista si arrovella, per far parte o per uscire dal gioco dell’inganno del mercato.

Chi regge il mercato? La Morte, il Capitale.

Il capitale non vuol far parlare di sé, si nasconde, si rende anonimo. Uccide ma non è la Morte. La Morte è anche la sua fine: il teschio, che le mani comprano, vendono, mantengono.

La manutenzione della Morte è la fabbrica invisibile in cui le mani ostentano la propria fabrilità.

Il lavoro è l’ostentazione capitalistica della ferita inferta alla Vita.

Perciò la pagina è bianca. L’artista è lì, tutto nella pagina: fermo a contemplare le mani che indulgono sulla vanità del capitale e della morte.

C'è Silenzio, tutto è compiuto, nulla è accaduto: il Nulla non accade, aggiunge togliendo. E' dono, è grazia, non osserva le leggi dell'uomo capitale.